Il Tennis Club Porto Torres saluta per l’ultima volta un ex socio del nostro circolo venuto a mancare ieri, all’eta di 57 anni è volato in cielo Stefano MASALA fratello del nostro socio storico Giacomo.

Stefano si trovava in uno stato di coma dal 14 Agosto del 2021 a causa di un arresto cardiaco e ricoverato subito dopo per un breve periodo all’ospedale di Sassari per poi essere trasferito al Mater di Olbia per un anno circa nel centro di risveglio ed infine nell’ultimo periodo si trovava ricoverato nel centro riabilitativo Smeralda di Padru.

Tutti i tentativi delle varie equipe mediche che si sono succedute non hanno avuto effetto per risvegliarlo dal coma, l’arresto cardiaco alla vigilia del ferragosto 2021 era stato devastante e non si è più ripreso.

Stefano è stato in passato un ottimo giocatore di tennis anche se non ha mai praticato un corso, ma con la racchetta e non solo, ci sapeva fare eccome, le sue giocate imprevedibili deliziavano il pubblico che osservava i suoi incontri, un gran servizio, le volee, le palle corte, le improvvisazioni erano il suo marchio di fabbrica che lo accostavano, con le dovute proporzioni, alle giocate dell’australiano Kyrgios.

Stefano in campo era uno forte di testa non mollava mai e ricorreva a tutto pur di vincere la partita, che si trattasse di tennis, di bocce (ha giocato da piccolo), calcetto oppure a carte era un agonista nato nella testa, un atteggiamento da professionista.

A praticare il gioco del tennis aveva iniziato nel 1980 grazie allo zio Antonio Maddau che aveva inaugurato il circolo a Li lioni con una bella struttura che comprendeva tre campi in terra battuta, una club house e un ampia area di parcheggio, lo zio Antonio gli aveva affidato il ruolo di primo custode del circolo  quando ancora non era in gestione al Tennis Club Porto Torres, ma aveva appena 15 anni e la testa da ragazzo. Aveva da poco tempo conseguito la licenza media ed intendeva entrare da subito nel mondo del lavoro.

Comunque da 15enne gestì il circolo per tutto il 1980 facendo il manutentore dei campi in terra dove il vento la faceva da padrone nel periodo invernale, questo comportava il rifacimento del manto per diverse volte.

A forza di rifare i campi in terra causa vento, qualche volta succedeva che non fossero perfetti e qualche socio si lamentava con lui perché in alcune zone del campo la terra battuta non era distribuita equamente e se il socio novizio ai primi approcci con il tennis non conoscendo Stefano, gli faceva notare che il campo non era perfetto, lui rispondeva “VAI VAI CHI PA TE VINNE’ FINZA GHI TROPPU”.

Negli anni 80 forma una coppia di doppio formidabile con il cugino Gavino Saiglia, i due sono particolarmente affiatati ed hanno un attitudine al gioco di volo, Stefano si distingue anche nel singolare raggiungendo dei buoni risultati anche se non giocava con continuità. Il suo carattere giovanile sempre pronto alla risposta, soprattutto quando qualcuno gli rompevano le scatole, come per esempio in un incontro di coppa italia NC nel 1982 sul campo 1 quello di fronte alla club house, domina il match portandosi avanti per 6-1 4-1 ma dovendo fare i conti con chi dal di fuori gli dava i consigli (essendo ragazzo) da esperto su come giocare e quando questi consigli non li sopportava più decise di abbandonare il campo perdendo l’incontro.

Con il trascorrere degli anni con il tennis giocato non ha avuto un rapporto di continuità, ci sono stati periodi in cui giocava, altri meno. Successivamente entra nel mondo del lavoro in pianta stabile nella ditta degli zii Maddau come camionista in sostituzione del padre Paolino in pensione. Quando sembra che ci siano tutte le premesse per riprendere a giocare con continuità a tennis ecco che il suo ginocchio fra crac con i legamenti e questo li pregiudica tutta l’attività motoria degli anni successivi perché non intende operarsi e con i tempi di recupero piuttosto lunghi non vuole assentarsi dal lavoro.

Riprende negli anni successivi a giocare in porta a calcetto con il gruppo degli amici del Tennis Club agli inizi degli anni 2000 nei campi di Li lioni trasformati da campi da tennis a calcetto al sabato pomeriggio, sono mitiche le sue fasciature prepartita al ginocchio infortunato con tanto di ginocchiera protettiva e tanti tanti giri di scotch nero per tenere protetta l’impalcatura. Come detto giocava in porta pur non essendo un portiere e faceva il suo, ma quando la squadra andava sotto nel punteggio si trasformava in attaccante anche se non poteva correre e delle volte riusciva a raddrizzare la partita con i suoi gol.

Negli ultimi anni dopo aver chiuso il rapporto di lavoro storico con la Ditta Maddau, non lavorava con continuità e non viveva una vita serena.

Il Tennis Club coglie l’occasione per fare le condoglianze alla moglie Daniela, alla figlia Martina, al fratello Giacomo ed alle sorelle.