Intervista a Paolo Pani, maestro del Tennis Club Porto Torres. Dopo la Laurea ha deciso di dedicare anima e corpo al Tennis, dopo anni di gavetta a livello agonistico è riuscito nell’impresa di vincere la Serie C regionale e il Campionato regionale Over 35. Ora ricopre vari incarichi importanti a livello regionale, ma i suoi obiettivi più importanti vuole raggiungerli, giorno dopo giorno con la passione che lo contraddistingue, proprio per il Tennis Club Porto Torres.


 

Intervista del Marzo 2012

 

A che età ti sei avvicinato al tennis? Grazie a chi o cosa hai iniziato a giocarci?

“Mi sono avvicinato al tennis in maniera del tutto casuale, all’età di 7 anni il giorno della mia prima Comunione una mia zia mi regalò una racchetta e la regalò anche a mio cugino Vittorio (fratello di Stefano Caria) anche lui faceva la prima Comunione quel giorno, mi ricordo benissimo che era una racchetta in legno di marca Champion, era pesantissima con un manico grossissimo che tutt’oggi farei fatica ad impugnare, ma era la mia prima racchetta, di colore nero con rifiniture argentate, quindi bellissima.

Ho iniziato a dare i primi colpi senza avere la guida di un maestro o senza essere iscritto ad un Tennis Club ma giocavo per strada tracciando il campo con un gesso o una pietra. Le mie prime lezioni di tennis le ho prese a 11 anni a Stintino dal Maestro Enrico Rodella, mi ricordo ancora quella prima lezione insieme ai miei compagni di giochi Mario Mura, Marco Sanna ed Umberto Scarpati, eravamo talmente eccitati che per non sfigurare davanti al maestro avevamo giocato prima della lezione per circa tre ore tipo dalle 14 alle 17 sotto un sole cocente nel mese di luglio, la lezione era alle 18 e ci siamo presentati cotti come dei peperoni.”

Come valuti la tua carriera agonistica? Quali sono stati i sacrifici maggiori per arrivare ai tuoi massimi livelli?

“La mia carriera agonistica è divisa in due parti, nel senso che dopo le prime lezioni a Stintino mi sono iscritto al Tennis Club Play di proprietà dei miei zii (i genitori di Stefano Caria), lì ho iniziato la Scuola Tennis vera e propria ed ho iniziato a partecipare ai campionati a squadre giovanili under 12/14/16, sinceramente non giocavo male ed infatti fui notato dal Maestro Mino Piu che all’epoca lavorava alla Torres Tennis e chiese ai miei genitori di farmi andare alla Torres ma rifiutarono.

Mi ricordo che da under 14 un anno avevamo passato la fase provinciale e siamo andati a giocare i quarti di finale al TC Cagliari, fu un viaggio lunghissimo fatto con la Diane( mi pare quasi 4 ore di macchina) di mio zio ma fu una trasferta divertentissima, anche se io e Vittorio Caria fummo sconfitti sonoramente dai più quotati Chessa e Vacca.

A parte i campionati a squadre facevo pochi tornei poiché i miei genitori non potevano accompagnarmi, quindi pian  piano mi sono demoralizzato poiché avevo poche possibilità di confronto e all’età di 16 anni ho mollato l’attività agonistica e giocavo così di tanto in tanto e facevo giusto qualche torneo estivo a Stintino.

La seconda parte della mia attività agonistica è ripresa all’età di 25 anni quando mi sono iscritto al TC Porto Torres, qui mi sono inserito subito nell’agonistica e ho fatto la classica gavetta nelle squadre B fino poi ad approdare in prima squadra dove insieme ai miei compagni ho vinto due titoli regionali di serie C e un titolo regionale nell’over 35.”

Cosa hai provato quando insieme ai tuoi compagni avete vinto la Serie C?

“Beh è stata un emozione fortissima, eravamo andati vicini alla vittoria tante volte negli anni precedenti  ma per un motivo o per l’altro c’era sfumata all’ultimo momento, quindi a Dorgali  finchè non abbiamo vinto l’ultimo punto ero teso come una corda di violino, dopo di che c’è stato un urlo liberatorio.”

Durante la tua carriera agonistica hai avuto qualche rimpianto?

“Qualche rimpianto si, perché avrei potuto giocare qualche torneo in più e prendere una classifica più alta che mi avrebbe permesso di partecipare immediatamente alla Scuola Nazionale Maestri, senza aspettare quattro anni di praticantato come Istruttore di 2° grado, come tuttora sto facendo.”

Da qualche edizione sei diventato il Direttore del torneo Futures. Cosa si prova a ricoprire un incarico così delicato?

“Più che da qualche edizione direi che lo sono da sempre da quando abbiamo incominciato a fare il Master nel Circuito Satellite nel 2001, anche se c’è stata qualche parentesi  nel 2003 e nel 2006 con l’avvento dei nuovi maestri che hanno ricoperto quel ruolo sulla carta ma in realtà ero io a tenere le fila del torneo.

Il compito di Tournament Director è molto delicato perché è il tramite tra lo Staff Arbitrale (Supervisor, Giudici di Sedia) e lo Staff Organizzativo (Presidente, Segreteria, Players Desk etc.) quindi, molte volte bisogna cercare di assecondare delle scelte organizzative che vadano bene a tutti, inoltre il Direttore del torneo è responsabile di tutta la macchina organizzativa  a partire dalla transportation, ai giudici di linea, al ristorante e così via.”

Quando hai avuto la voglia di diventare Maestro di Tennis?

“Diciamo che questa idea mi è sempre balenata in testa fin da quando mi sono iscritto al TC Porto Torres, ho sempre avuto un ruolo nello Staff tecnico, prima come collaboratore, poi come preparatore atletico, poi come maestro della Sat, poi ad un certo punto però mi sono trovato ad un bivio, tra fare il maestro o laurearmi, ho scelto la seconda strada.

Una volta completata la mia carriera universitaria e dopo le disastrose performance degli ultimi maestri  che hanno praticamente raso al suolo la Scuola Tennis, ho deciso di rimettermi in gioco, però ho deciso di farlo seguendo tutte le direttive federali e cioè frequentando i corsi della Scuola Nazionale Maestri.”

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

“Sono molti gli aspetti che mi piacciono, in primo luogo ho a che fare con i bambini e con i ragazzi ed è un modo per rimanere sempre un pò bambini nello spirito, faccio un lavoro dove si sta all’aria aperta, lo faccio di solito in strutture accoglienti, ho modo di confrontarmi con i miei colleghi, ma soprattutto mi piace perché è sempre vario e non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo.”

Sei l’organizzatore dei Fit Ranking Program della Sardegna. Parlaci di questa nuova avventura.

“Questo è il secondo anno che faccio parte dello Staff federale che organizza il FIT Ranking Program Under 10, l’esperienza è molto formativa poiché mi fornisce la possibilità di monitorare anche i bambini del Sud Sardegna, mi ha permesso inoltre di creare delle relazioni proficue con i Maestri del Sud e quindi di aprire con loro una sorta di dialogo e confronto su metodologie di allenamento e cose varie.”

Consorzio Nord Sardegna una splendida invenzione. Chi è l’artefice  di questo progetto?

“Diciamo che il promotore è stato il Tecnico Nazionale Marcello Ciafardini  insieme al Vice Presidente del comitato regionale Carlo Sciarra, sono riusciti a mettere intorno ad un tavolo i Maestri dei principali circoli del Nord Sardegna, in modo da far chiarire tutte le incomprensioni ed azzerare il tutto, ed infine cosa non meno importante quello di darsi un codice etico di comportamento tra maestri, Circoli, Genitori ed Allievi.”

Quanti circoli aderiscono e quanti tennisti coinvolge  questo progetto?

“Quando il progetto è partito tre anni fa i circoli che avevano aderito al progetto erano circa 7/8 ora siamo una quindicina, le prime edizioni del FIT Ranking Program dedicato agli Under 12/14/16 hanno visto impegnati circa una sessantina di ragazzini, oggi abbiamo superato le 170 unità, ciò comporta una mole di lavoro enorme sia dal punto di vista organizzativo (iscrizioni, tabelloni, risultati e classifiche)  sia dal punto di vista delle strutture che ospitano queste manifestazioni.”

All’interno del Consorzio quali sono i lati positivi e quelli negativi (se ci sono)?

“Beh i lati positivi, sono sotto gli occhi di tutti, il fatto di essere uniti e di perseguire il medesimo scopo (la crescita dei nostri allievi) è sicuramente un vantaggio rispetto ad altre realtà (vedi il sud della Sardegna) dove ognuno pensa per se e basta.  Poi il fatto di esserci chiariti e di avere azzerato tutte le diatribe ha contribuito a rasserenare il clima e ha creato un ambiente favorevole per lo sviluppo psicofisico dei nostri ragazzi.

Dei veri aspetti negativi non ci sono, se qualcuno esce dal seminato, viene subito ripreso dalla maggioranza e si cerca di riportarlo sulla retta via, pena l’esclusione dal Consorzio e dalle sue attività.”

Cosa cambieresti del Tennis Club?

“Mi piacerebbe che all’interno del tennis club ci fosse un area coperta (un locale) dedicata ai bambini dove possano giocare liberamente ed in sicurezza.”

Il nostro Tennis Club gode di ottima salute dal lato gestionale. Ma trovando il pelo nell’uovo c’è qualcosa che non và?

“Investirei qualche soldo in più nella piccola manutenzione, tipo le porte d’ingresso dei campi sono difficoltose da aprire e chiudere perché nessuno ha mai provveduto a cambiarle o sistemarle, poi curerei di più gli arredi dei campi (panchine, cestini, pulizia campi più spesso), renderei più confortevoli ed accoglienti gli spogliatoi, infine  metterei un condizionatore (aria calda e fredda) in ufficio per la nostra Segretaria.”

Cosa pensi della certezza futura “campi coperti”?Quali saranno secondo te gli elementi positivi di questa innovazione?

“I campi coperti per me sono un sogno che si avvera, ne beneficerà tutto il club dai soci agli allievi, ci darà quella continuità che negli ultimi 10 anni  è mancata a causa delle pessime condizioni meteo.”

Qual è il tuo punto di vista sulla storia generale del Tennis Club Porto Torres?

“Caspita! Il mio giudizio non può che essere positivo, il TC Porto Torres nel corso degli anni ha accresciuto la sua fama a livello organizzativo, a livello di risultati (i titoli vinti ne sono una prova), a livello di struttura, a livello di Scuola Tennis, ritengo che il nostro Tennis Club sia tra i primi 5/6 circoli della Sardegna, davvero una bella realtà!”

Quali sono le differenze maggiori nell’allenare grandi e piccoli?

“Bella domanda! Ci sono notevoli differenze, innanzitutto il linguaggio deve essere completamente diverso, non si può parlare ai bambini come si parla ad un adulto, bisogna calarsi nella loro realtà ed usare un linguaggio semplice ed immediato, bisogna farli divertire ma allo stesso tempo fargli imparare le tecniche corrette.

I bambini apprendono molto copiando quello che fai quindi quando insegno loro un abilità tennistica cerco di usare meno parole tecniche possibili ma cerco di fargli vedere in maniera dimostrativa esattamente quello che devono fare, il metodo che si utilizza con i bambini è il metodo globale.

Il motto con i bambini è GIOCARE PER IMPARARE! Invece per quanto riguarda  gli adulti  si può scendere anche in dettagli tecnici più specifici e si può utilizzare anche il metodo analitico, comunque lo scopo è sempre quello di far divertire e allo stesso tempo imparare.”

Hai dei sogni del cassetto?

“Chi non li ha? Lotto tutti i giorni per raggiungere i miei sogni,  sono la spinta che mi fa alzare la mattina e mi fa affrontare le difficoltà della giornata. Quando raggiungo un sogno o un obiettivo me ne pongo subito un altro, perché chi si ferma è perduto.”

Cosa pensi dei giocatori Italiani che partecipano ai tornei più importanti? Si può fare di più?

“Sulla vecchia guardia ancora in attività (Starace, Seppi, Volandri) penso che abbiano già dato il loro massimo e siano in fase calante, confido molto nelle nuove leve (Quinzi, Napolitano, Donati, Giannessi) penso che ci daranno delle belle soddisfazioni e che tra  loro ci possa essere quel famoso top ten che la Federazione sta cercando da anni.”

Da qualche anno la scuola chiude il bilancio di fine anno in attivo, cosa è cambiato rispetto al passato?

“Esattamente succede dalla stagione 2008/09 da quando i Maestri hanno accettato un contratto a percentuale anziché un fisso. Il Fatto di lavorare a percentuale per un maestro è molto stimolante poiché più allievi hai e più guadagni, prima invece con lo stipendio fisso meno ne avevi e meno lavoravi ma guadagnavi lo stesso, chiaramente alla lunga  questo processo non paga, infatti maestri che avevano il fisso sono spariti dal nostro Tennis Club.”

Quanti bambini praticano il tennis nella nostra Scuola? Da che età?

“Attualmente la scuola ha 55 allievi di cui il 90%  sono sotto i sedici anni, l’allieva più piccola che abbiamo si chiama Sara ed è uno scriccioletto di quattro anni e mezzo.”

Un tuo pensiero sulla gestione dell’atletica nella nostra scuola.

“Il nostro preparatore fisico è molto preparato oltre ad essere  laureato in scienze motorie  è un preparatore fisico certificato dalla FIT. I nostri ragazzi più grandi spesso e volentieri snobbano le sedute di atletica non capendo che prima di essere tennisti bisogna essere degli atleti.

Sono molto contento invece dell’entusiasmo dei bambini che partecipano alle sedute di preparazione atletica a loro dedicate, soprattutto per i bambini  lo sviluppo delle principali qualità fisiche quali la coordinazione, l’equilibrio e l’agilità viene sviluppata dai 6 agli 11 anni e se si salta questa fase sarà molto difficile recuperare in seguito.”

Qual è il ruolo dei  genitori all’interno di una scuola tennis?

“Molti miei colleghi demonizzano il ruolo dei genitori, io invece ritengo che i genitori debbano essere degli alleati  e debbano essere correttamente istruiti su cosa devono e possono fare per lo sviluppo corretto nell’ambito dello sport per il  proprio figlio. E’ chiaro che il genitore deve fare il genitore e non deve intervenire su questioni tecniche ma deve essere di supporto con continui incoraggiamenti al proprio figlio, l’unico caso in cui il genitore può e anzi deve intervenire è quando il proprio figlio si comporta in maniera non corretta e antisportiva.”

Ci sono degli atleti del Tennis Club che in chiave futura potrebbero far bene a livello regionale?

“Si ci sono, ma non voglio fare nomi, con lo staff tecnico composto da me, Mauro Rodighiero, Mario Luridiana e Sergio Cara, riteniamo di avere  4/5 bambini di primissima  fascia e un’altra decina di prima fascia che possono sicuramente creare un bel ciclo per il Tennis Club. Non stiamo però perdendo di vista la promozione nelle scuole elementari, infatti a Maggio faremo un progetto gratuito per le classi di prima e seconda elementare per individuare delle nuove leve promettenti.”

Abbiamo delle possibilità nei campionati giovanili a squadre ?

“Nei campionati giovanili abbiamo delle squadre con obiettivi diversificati, alcune squadre sono alla seconda esperienza nel loro campionato di categoria e pensiamo che l’esperienza  fatta l’anno scorso possa dare i suoi frutti, poi abbiamo invece parecchie squadre alla prima esperienza dalle quali ci aspettiamo dei risultati interessanti.”


Piero ZUCCA