Intervista a Stefano Caria, giocatore, dirigente, maestro, vicepresidente, un tutto fare nel mondo del Tennis. Per anni è stato il simbolo dei due circoli più importanti del Nord Sardegna (Torres e Tennis Club Porto Torres) ha iniziato a giocare a tennis nel circolo di suo padre, dopo quel momento non ha più smesso. Alla soglia dei 40 anni riesce comunque a rimanere competitivo ad alti livelli, infatti quest’anno sta disputando la Serie C con la Torres Tennis. Da qualche anno è Dirigente del Tennis Club Porto Torres, il Club della sua città.


 

Intervista del Maggio 2012

 

A che età ti sei avvicinato al tennis?

Ho iniziato a giocare a 7 anni, i miei primi maestri sono stati Enrico Rodella e Paolo Bozzo che per la prima volta organizzavano dei corsi di tennis nei campi appena costruiti da mio padre in via Balai, il Tennis Play. Siamo nel 1980.

Come ti è sembrato questo sport al primo approccio?

Molto divertente e poi quelli erano gli anni del boom del tennis in Italia con Panatta e  Barazzutti.

Un piccolo riassunto per ricordare il Tennis Play degli anni 80. Che ambiente era? Hai voglia di parlare un po’ del circolo fondato da tuo padre?

Si trattava di un piccolo tennis club, con soli 2 campi ma col grosso vantaggio di essere nella centralissima via Balai.Di fatto erano sempre pieni e la scuola tennis ha prodotto diversi giocatori molti dei quali sono ancora appassionati e tuttora soci del Tennis Club Porto Torres.

Ricordi qualche aneddoto della tua carriera agonistica da under? Ad esempio chi ti accompagnava ai tornei ?

Ricordo con piacere il mio primo torneo under 12, oltre 80 iscritti, dove però il sottoscritto aveva solo 8 anni (ero cioè 3-4 anni più piccolo degli altri partecipanti) e avevo ottenuto un permesso speciale per giocare. Non vinsi il torneo ma ho perso in finale, ciononostante ho capito che qualche soddisfazione il tennis me la poteva dare. Ai tornei, soprattutto nei primi anni, mi accompagnava mio padre facendo grossi sacrifici con il lavoro; in ogni caso la sua è sempre stata una presenza discreta, mai invadente e questo ancora oggi è stato per me un grosso insegnamento, a differenza di tanti genitori che non facevano altro che rimproverare i figli se perdevano o osannarli  se vincevano una partita.

Quando ti sei reso conto che con la racchetta in mano ci sapevi fare?Quante ore al giorno dedicavi agli allenamenti e quanti ne dedichi ora ?

Dopo i primi anni a Porto Torres, a 11 anni sono andato ad allenarmi alla Torres Tennis, dove ho iniziato a fare una vera agonistica. Mi allenavo praticamente tutti i giorni, sia tennis che atletica, per arrivare in alcuni periodi (quando avevo già la classifica di B2) ad allenarmi 4-6 ore al giorno. Oggi purtroppo il tempo da dedicare al tennis è molto limitato, non riesco a giocare più di due ore a settimana mediamente.

Quali vittorie ricordi con più soddisfazione ?

Sono legato praticamente a tutte le vittorie nei tornei a cui ho partecipato; conservo infatti tutte le coppe (ne ho circa 80-90) e so che dietro ad ognuna c’è stata fatica e soddisfazione. Una vittoria che mi ha dato soddisfazione è stata la vittoria in Germania della medaglia d’oro ai mondiali della Sanità,e le medaglie di bronzo ai campionati italiani universitari, ai giochi della gioventù ed agli studenteschi. Un’altra soddisfazione è stata la convocazione a Riano (l’ex centro tecnico della Federazione) dove ho avuto modo di allenarmi per qualche settimana con i più forti giocatori italiani di qualche anno fa (Camporese, Nargiso, Pescosolido, Gaudenzi, ecc).

Sei stato molto vicino al titolo di campione sardo assoluto con un campo di partecipanti di valore assoluto. Nella tua carriera pesa questo titolo mai arrivato? Che rapporto hai con gli assoluti della Sardegna ?

Ho vinto i campionati sardi di tutte le categorie giovanili e di serie c ma non sono riuscito a vincere quello assoluto pur andandoci molto vicino: ho perso in finale nel 98 da Andrea Lecca pur vincendo per 3-1 al terzo set quando mi sono dovuto ritirare per crampi. Pensare che tra il 97 e il 98 ho vinto praticamente tutti i tornei di un circuito Open (compreso il master)  battendo tra gli altri lo stesso Lecca. Diciamo che in quel biennio quella è stata forse l’unica sconfitta con un giocatore sardo, purtroppo proprio in finale agli assoluti.

Hai svolto vari ruoli all’interno del tennis. Oltre a giocare sul campo, quali sono state le soddisfazioni migliori che ti sei tolto come dirigente prima alla Torres e dopo al TC Porto Torres ?

Alla Torres dopo vent’anni da giocatore ho fatto una esperienza da dirigente vice presidente; ho un ricordo estremamente negativo di quell’esperienza, durata per fortuna solo un anno e mezzo, in un clima estremamente conflittuale. Avevo giurato che mai più avrei fatto il dirigente ma per fortuna Patrizia, Paolo Eugenio e gli altri amici mi hanno fatto ricredere. Da 5 anni sono dirigente al Tennis Club  Porto Torres e l’aria che si respira nel club turritano è quella di una grande famiglia, senza interessi personali e con una grande voglia di crescere continuamente. Mi auguro che la soddisfazione più grande come dirigente sia prossima a venire, e cioè la realizzazione dei campi coperti che ci permetterebbe di essere pronti per le sfide dei prossimi anni.

Bisogna riconoscere che il Consiglio Direttivo del nostro Tennis Club stia svolgendo un gran lavoro ?

Non c’è dubbio, vi è una grande armonia e amicizia tra i dirigenti; alla disponibilità e competenza dei dirigenti più “esperti” si è aggiunta la ricchezza e l’entusiasmo di Paolino, Noemi  e Mariella. Senza voler mancare di rispetto agli altri dirigenti ma il Maradona del Tennis Club P.T. si chiama Patrizia Foddai.

L’ultimo bilancio ha chiuso con un saldo attivo mai raggiunto finora. Cosa pensi di questa ottima notizia ?

E’ il risultato di un’inversione di tendenza nella politica societaria iniziato 5 anni fa, sostanzialmente dovuto al puntare su maestri locali, con contratto  a percentuale, e sul puntare sui bambini e ragazzi e non più su giocatori “anziani” quali il sottoscritto. A questo si aggiungono alcune mosse strategiche quali le prenotazioni online e i pannelli solari che ci hanno permesso di recuperare risorse che reinvestiremo nella struttura.

Con la copertura dei campi (se và in porto) si aprono nuovi scenari? Cosa cambierà secondo te per la scuola e i soci ?

Penso che sia una condizione necessaria per sopravvivere nel lungo periodo e per permettere di sfruttare la struttura 12 mesi l’anno con tutte le sue potenzialità. Inoltre è un’arma in più per poter concorrere oltre che con i tennis club più forti anche con gli altri sport che in città competono con noi per il reclutamento dei bambini da avviare alla pratica sportiva.

Nonostante l’età che passa riesci comunque a tenere un ottimo livello agonistico. Quali sono i motivi di questa continuità che dura da tanti anni ?

Passione passione passione. Mi piace giocare, mi piace allenarmi, non mi ha mai pesato rinunciare a qualcosa per andare a giocare a tennis.

Per anni sei stato un simbolo sia della Torres che del TC Porto Torres. Cosa diresti alle persone che dicono che una persona non si possa avere legami tra due club che qualche anno fa si contendevano il titolo di campione sardo in serie C ?

Dico che dopo vent’anni di legame forte con la Torres alla quale ho portato vari titoli individuali ed a squadre, sono passato al Tennis Club Porto Torres (avevo già 32 anni) ed anche qua ho contribuito alla vittoria di 4 titoli a squadre (due serie c, un invernale e un Over 35). Diciamo che sono uno dei giocatori che però ha cambiato meno club in assoluto, e quando l’ho fatto non l’ho mai fatto per soldi.

Ci sono rimpianti nella tua carriera agonistica ?

La mancata vittoria ai campionati sardi assoluti, anche tenuto conto che in altre edizioni hanno vinto persone con le quali ho vinto tante volte.

Come vedi il tennis sardo in questi anni? Il livello era più alto 20 anni fa o ora ?

Oggi è più importante la condizione fisica dato che la palla viaggia sicuramente più veloce; rimango però dell’idea che 20 anni fa il livello fosse più alto e molti dei giocatori di allora, quando ancora oggi fanno qualche torneo nei ritagli di tempo battono quasi sempre le “giovani speranze” attuali.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri ?

Vorrei fare ancora qualche anno di agonismo e gradualmente iniziare l’attività Over (da gennaio prossimo sarò Over 40) per provare a togliermi qualche soddisfazione a livello nazionale.

Quale ruolo pensi di ricoprire nel tennis regionale quando smetterai di giocare a livello agonistico ?

Non ci ho mai pensato, dipende dal tempo che mi avanzerà ma purtroppo è sempre meno.

La famiglia,  il lavoro e in parte la politica sono diventati un punto fermo della tua vita. Come riesci a mantenere il tuo ruolo nel Tennis nonostante tutti questi impegni importanti ?

Sicuramente la famiglia ed il lavoro sono due punti fermi; la politica è stata una breve e piacevole esperienza, per quel che mi riguarda già conclusa. La logica che mi permette di conciliare tutto è quella di provarci finchè ci riesco, quando poi il tempo scarseggia bisogna anche fare delle rinunce, purtroppo.

Le due tue bambine Flavia e Elisa hanno mostrato interesse per lo sport praticato dal padre ?

Quest’anno porterò la più grande delle due (4 anni e mezzo) Flavia,  a fare il primo corso estivo e vedrò se è uno sport che le piace. Per l’esperienza pregressa da Maestro di Tennis so che è inutile forzare i bambini a fare qualcosa che non gli piace: anche per le mie figlie cercherò di assecondare le loro attitudini senza forzarle a praticare il tennis solo perché è una mia passione. Poi è ovvio che se gli dovesse piacere io ci sono!

Un ultima domanda, sei libero di scrivere qualunque cosa, vai pure.

E’ un piacere in questi ultimi tempi vedere il Tennis Club frequentato da così tanti bambini, vederli competere nei tornei ed allenarsi con così tanto impegno. Spero che il loro entusiasmo sia per noi dirigenti e soci la molla che ci spinge ogni giorno a migliorare la nostra struttura e farla diventare una realtà con davanti altri cento anni di crescita. Con Patrizia  Presidente, ovviamente!

Piero ZUCCA